Home  
 
Struttura organizzativa
 
Contatti
 
Glossario
 
Link
  NEWSLETTER  

Iscriviti alla nostra Newsletter per ricevere le nostre email
 
GLOSSARIO
| A | B | C | D | E | F | G | H | I | J | K | L | M | N | O | P | Q | R | S | T | U | V | W | X | Y | Z |

Background
È lo sfondo culturale di una persona, in virtù del quale un dipendente è selezionato. Esprime il potenziale culturale di una persona che le permette di assumere un ruolo più impegnativo (per complessità e responsabilità). Con altro significato si allude a quella parte della documentazione di un problema che si rivela ridondante nei dettagli, ma che può risultare di grande importanza per una corretta impostazione del problema stesso.

BAD BANK
La bad bank (letteralmente banca cattiva) è una società creata da ciascuna banca allo scopo di ricevere crediti anomali.
Le bad banks sono create ad hoc dagli istituti bancari nel momento in cui gli stessi non riescono a smaltire grandi quantità di titoli tossici.
Le banche, quindi, cedono parte del proprio portafoglio a queste nuove società affinché le stesse aiutino gli istituti di credito a depurarsi dalle perdite conseguenti ai crediti anomali, tossici e difficilmente esigibili.
La bad bank gestisce i crediti anomali ricevuti, correndo tutti i rischi che ne conseguono e godendo, pertanto, degli eventuali rendimenti.
Essendo poco sicura la loro realizzazione, i rendimenti risultano potenzialmente più alti.
In Italia il tutto è stato avviato nel 2000 dal Banco di Napoli.
Sanpaolo IMI, infatti, dopo aver provveduto all'acquisizione del Banco di Napoli si servì della Società Gestione Attività per recuperare i crediti in sofferenza, riuscendo a far rientrare circa il 94% delle esposizioni che avevano decretato la fine di uno dei più antichi e prestigiosi istituti di credito italiani.

BAD COMPANY
Termine inglese che, tradotto in italiano, corrisponde a “CATTIVA IMPRESA” NELLA STRATEGIA DI RIORGANIZZAZIONE AZIENDALE NEL MOMENTO IN CUI UN’IMPRESA PRESENTA CARENZE DI LIQUIDITA’, CUMULO DI DEBITI CHE LA RENDONO INCAPACE DI SOPRAVVIVERE SUL MERCATO, SI MIRA AD UNA SUA FUSIONE CON ALTRA IMPRESA .
QUESTA NUOVA IMPRESA NASCENTE DALLA FUSIONE VEDRA’ CONFLUIRE TUTTE LE ATTIVITA’ PIU’ PROFICUE DELLA PRIMA IMPRESA DANDO VITA AD UNA GOOD COMPANY (BUONA IMPRESA). I DEBITI E LE SOFFERENZE, INVECE, CONFLUIRANNO IN ALTRA IMPRESA CHE POTRA’ ESSERE INDIVIDUATA IN UNA BAD COMPANY (CATTIVA IMPRESA).
TALE STRATEGIA, IN ITALIA, È REGOLATA DA ALCUNE NORME DESCRITTE NEL TESTO UNICO DELLE IMPOSTE SUI REDDITI (TUIR). TALI NORME MIRANO A EVITARE LA COSTITUZIONE DELLA COSI’ DETTA “BARA FISCALE”.

BAIL-IN
Con questo termine si individua l’obbligo, per quelle banche che dovessero trovarsi in situazione di dissesto, di attingere a risorse interne per il loro risanamento piuttosto che a supporti esterni come quelli statali (tecnicamente definiti BAIL-OUT).
Tale obbligo, stabilito da una direttiva europea, diventa operativo dal 1° gennaio 2016.
In sostanza, il deficit di patrimonio rispetto a quello necessario perché la banca possa continuare ad operare viene “individuato” non all’esterno, ma presso gli stessi finanziatori, che vedono i loro crediti convertiti (secondo una sequenza prestabilita, e con esclusione dei depositanti garantiti e pochi altri creditori) in capitale, fino al livello necessario a ristabilire la soglia minima.
Per effetto della conversione, i “vecchi” soci sono diluiti o esclusi dalla società.
Contemporaneamente, la banca viene ristrutturata dal punto di vista operativo ed è capace di reperire liquidità grazie all’avvenuto rafforzamento patrimoniale.
Incerti sono gli effetti della prospettiva di un possibile bail-in sulle scelte dei finanziatori delle banche (diversi dai depositanti garantiti e dai pochi altri, che è previsto non siano toccati).
Semplificando, in caso di crisi saranno gli azionisti i primi a rimetterci per ripianare le perdite; tocca successivamente ai detentori di obbligazioni e, in ultimo, eventualmente ai clienti, ovvero a chi ha un conto corrente, anche se unicamente quelli con maggiori disponibilità, in quanto le normative nazionali continuano a offrire una garanzia pubblica sui conti correnti fino a 100.000 euro circa.

PER I CORRENTISTI POSSESSORI DI GIACENZE SUPERIORI A €100.000,00 BASTEREBBE, NEL MOMENTO IN CUI AVVERTONO CHE LA PROPRIA BANCA STIA VIVENDO UN MOMENTO DI RISCHIO, RITIRARE TUTTO O LA DIFFERENZA, CON UN BONIFICO O UN ASSEGNO CIRCOLARE


Balanced scorecard
È un sistema di modelli di controllo di gestione da utilizzare in contesti innovativi.
Sono stati studiati dagli studiosi statunitensi Kaplan e Norton.
Tali autori hanno ritenuto opportuno attuare il controllo gestionale sulla base di quattro categorie di variabili:
1. l’andamento finanziario: ROE, ROI, cash flow, margine operativo lordo, fatturato, quota di mercato;
2. i clienti: percentuale del fatturato relativo a nuovi prodotti, percentuale delle consegne puntuali, numero dei rapporti di partnership con i clienti, immagine dell’impresa riflessa sulla clientela e immagine analoga dei concorrenti;
3. prospettiva interna: rapporto tra il numero di nuovi prodotti realizzati e di quelli previsti, costo medio di produzione, tempi di ciclo;
4. capacità di apprendimento e di innovazione: time to market, tempo medio intercorrente tra due successive generazioni di prodotti, curve di apprendimento.
La tecnica del balanced scorecard ha l’obiettivo di mettere in luce insieme agli elementi “hard” (misurabili e tangibili) tecnici, economici, operativi ecc., anche gli elementi “soft” (difficilmente misurabili), quali la soddisfazione, le competenze, l’affidabilità delle persone.


È abbastanza noto che, in base agli accordi di BASILEA 3 le banche sono obbligate a svalutare a bilancio i crediti in sofferenza.
La conseguenza logica è che i nuovi impieghi sono concessi solo a clienti, imprese e famiglie che possono godere del ruolo di “MENO RISCHIOSI”
Le banche, a questo punto, non essendo in condizioni di rivedere i requisiti patrimoniali conseguenti alla concessione di credito in quanto frutto di precisi accordi a livello europeo /BASILEA 1, 2 e 3) hanno dovuto studiare una soluzione straordinaria.
Il risultato è la creazione di una bad bank per i crediti in sofferenza.
La bad bank, quindi, è costituita con l’obiettivo di acquistare, a prezzi molto ridotti, ampi portafogli di crediti in sofferenza dagli istituti.
Gli Istituti Bancari potranno scaricarli dai propri bilanci, mentre la bad bank cercherà di recuperarne il maggior numero possibile.


Basic dimension (dimensione base o dimensione teorica)
Nel controllo statistico della qualità la dimensione di base è quella teoricamente esatta (di un foro, di un’asse o di parte di una macchina).
Questa dimensione teorica prevede un margine di tolleranza in più rispetto ad un limite minimo, oppure in meno rispetto ad un limite massimo.
Si tratta di una tolleranza di produzione o di funzionamento.
Di solito la dimensione base sta a mezza strada tra un minimo e un massimo consentiti.
Ma se il limite fissato è posizionato sul limite minimo la percentuale di tolleranza è stabilita in più, viceversa se il limite di dimensione base è posizionato sul limite massimo, la percentuale di tolleranza è stabilita in meno.


Basilea 2
L’Accordo si basa su tre pilastri:
1. Requisiti patrimoniali liberi: è un affinamento della misura prevista dalla prima versione dell’accordo del 1988, che richiedeva un requisito di accantonamento dell’8%. In primo luogo, orasi tiene conto del rischio operativo (frodi, caduta dei sistemi ecc.) e del rischio di mercato. In secondo luogo, per il rischio di credito, le banche potranno utilizzare metodologie diverse di calcolo dei requisiti. Il nuovo schema prevede tre opzioni:
A. metodo standard (un pò più complesso di quello previsto da Basilea1), la novità sta nella comparsa del rating (v.) concesso dalle agenzie specializzate;
B. metodo dei rating interni (di base) (v. Irb), la banca attribuisce alla propria clientela un vero e proprio giudizio di rating, ottenuto mediante un sistema“interno”; è possibile comunque seguire un approccio semplificato per cui alcuni parametri di calcolo sono dati dall’Autorità di Vigilanza;
C. metodo dei rating interni (avanzato), il modello di calcolo è interamente “interno” alla banca, che ne deve dimostrare all’Autorità la sua tenuta ed efficacia.
La differenziazione dei requisiti in funzione della probabilità di insolvenza è particolarmente ampia soprattutto per le banche che adotteranno le metodologie più avanzate;
2. Controllo delle banche centrali: considerando le strategie aziendali in materia di patrimonializzazione e assunzione di rischi, le Banche centrali avranno una maggiore discrezionalità nel valutare l’adeguatezza patrimoniale delle banche: potranno imporre una copertura superiore ai requisiti minimi;
3. Disciplina del mercato e trasparenza: sono previste regole di trasparenza per l’informazione al pubblico sui livelli patrimoniali, sui rischi e sulla loro gestione. L’entrata in vigore è prevista entro la fine del 2006, con l’esclusione degli approcci avanzati nella valutazione del rischio che saranno operativi l’anno successivo.


Basilea 3
"Basilea 3" è un insieme articolato di provvedimenti di riforma, predisposto dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria al fine di rafforzare la regolamentazione, la vigilanza e la gestione del rischio del settore bancario. Tali provvedimenti mirano a:
• migliorare la capacità del settore bancario di assorbire shock derivanti da tensioni economiche e finanziarie, indipendentemente dalla loro origine;
• migliorare la gestione del rischio e la governance;
• rafforzare la trasparenza e l'informativa delle banche.
Le riforme sono di due ordini:
• microprudenziali, ossia concernenti la regolamentazione a livello di singole banche; queste riforme intendono rafforzare la resistenza dei singoli istituti bancari alle fasi di stress;
• macroprudenziali, ossia concernenti i rischi a livello di sistema che possono accumularsi nel settore bancario, nonché l'amplificazione prociclica di tali rischi nel tempo.
L'approccio microprudenziale e quello macroprudenziale sono complementari, poiché una migliore tenuta a livello di singole banche riduce il rischio di shock sistemici.
Bond:
È un inglesismo utilizzato come sinonimo di Obbligazione finanziaria .
Obbligazione: titolo di credito prevalentemente a reddito fisso (talora a tasso variabile o anche a tasso zero), emesso a fronte di un prestito a medio o lungo termine.
Salve poche eccezioni (rendita perpetua; annualità perpetua), ha scadenza fissa. Le varie obbligazioni di uno stesso prestito si equivalgono tra loro per quanto riguarda tasso d'interesse, taglio, data del rimborso, domicilio di sottoscrizione e di pagamento, garanzie, ecc. Queste condizioni sono fissate in altre parole in modo unitario per tutti i titoli del prestito.
Dall'obbligazione ordinaria si distingue in Svizzera l'obbligazione di cassa, titolo emesso dalle banche correntemente, e non durante un determinato periodo di sottoscrizione, non negoziabile né quotato in borsa.
Bid bond: Termine tecnico angloamericano usato nell'ambito delle attività d’esportazione, equivalente a "garanzia dell'offerta" (detta anche tender guarantee).
Con il bid bond, di regola, una banca garantisce, per conto dell'offerente, il pagamento di una parte del prezzo offerto (5–10% circa), qualora l'offerente stesso, dopo l'accettazione da parte dell'acquirente, non fosse disposto o non fosse più in grado di effettuare la fornitura o la prestazione pattuita oppure di emettere la necessaria garanzia d’adempimento.
Performance bond:
Nome di una speciale garanzia d'adempimento: il garante, di regola una banca, s'impegna, per conto del fornitore, a versare al beneficiario una certa somma qualora il fornitore non adempisse la propria obbligazione. Garanzia Bancaria. Negli Stati Uniti è chiamato così anche l'obbligo preso in proprio di fornire una certa prestazione.
È la fideiussione rilasciata dalla Banca, a favore di società od enti esteri, a garanzia della buon’esecuzione dei lavori o della regolare fornitura di merci.
Rappresenta l'obbligo che si assume la Banca, su richiesta dell'impresa italiana esportatrice, di effettuare il pagamento all'impresa estera importatrice per l'importo garantito, entro la scadenza prevista, qualora l'esecuzione del contratto non sia conforme ai termini contrattuali. La durata della garanzia può essere piuttosto lunga, in quanto, solitamente, questa rimane valida fino all'esecuzione totale dei lavori o della consegna della merce (collaudo finale o accettazione definitiva).
Vantaggi
Il rilascio della garanzia da parte della Banca costituisce il riconoscimento della validità patrimoniale, economica e soprattutto professionale dell'impresa e determina quindi una maggiore tranquillità per l'importatore sulla regolare consegna della fornitura, nel rispetto dei termini e delle condizioni contrattuali.

BC Net
Ha scopo di agevolare la cooperazione economica, tecnica, finanziaria e commerciale delle PMI, aiutandole nell’individuazione e ricerca di possibili partners che a livello europeo o internazionale, siano interessati a domande od offerte di cooperazione.

Benchmark
Il benchmark o parametro di riferimento è una misura di prestazione.
Rappresenta l’indicatore nei confronti del quale valutare gli scostamenti.
I benchmark si riferiscono alle varie unità organizzative di un’impresa e riguardano i prodotti, i servizi, i processi e in genere le caratteristiche più significative dell’azienda.
Nel linguaggio corrente, benchmark possono essere anche le aziende di riferimento (partner) tra quelle analizzate nel corso di un progetto di benchmarking.
Benchmarketer è, quindi, la persona o le persone che in azienda fanno del benchmarking la loro professione.
Nelle aziende anglosassoni a livello di capogruppo è creato uno specialista esperto in benchmark con l’obiettivo di creare le competenze in materia e capace di diffonderle alla linea.


Benchmarking
Il benchmarking è il processo sistematico di confronto tra prodotti, servizi, processi, prassi e caratteristiche di più entità organizzative per consentire ad un’impresa di comprendere e gestire i fattori che determinano prestazioni superiori. Il principio sottostante a questa tecnica è il seguente: impara dagli altri!
Il benchmarking è uno strumento del management della qualità totale (TQM).
Tale processo (best practice) comprende in estrema sintesi tre fasi principali: analisi della propria attività operativa; analisi delle imprese leader di altre arene competitive o di altri settori operativi, apprendimento da queste imprese eccellenti mediante il confronto di assetti, di processi e di risultati.
La maggiore difficoltà sulla via costruttiva del processo di benchmarking risiede nella scelta dei partner che forniranno i dati conoscitivi più rispondenti allo scopo.
Le aziende leader consultabili, infatti, non sempre sono disponibili in quanto hanno già in corso altre partnership.
I dati possono essere attinti presso aziende che gestiscono banche dati specializzate.
Pure coinvolte nell’informativa necessaria sono le aziende di consulenza; fonti conoscitive sono rappresentate, altresì, da riviste specializzate, convegni, banche dati presso Istituti e Istituzioni (CCIAA, CERVED, EFQM, etc.).
Il benchmarking investiga anche con il metodo dei casi (case history), utilizzato, in generale, a scopi didattici nelle Università e a scopi formativi nelle aziende e nei convegni.
Casi aziendali sono riportati da tutta la pubblicistica aziendale.
Il benchmarking, (secondo P. Ceccarelli), può assumere varie configurazioni e pertanto di esso si hanno diverse tipologie che possono, a titolo puramente indicativo, essere così classificate e raggruppate:
in relazione all’oggetto di indagine:
benchmarking strategico, benchmarking operativo (funzionale, generico, dei risultati), bechmarking di processo;
in relazione ai “partner” con cui relazionare ed a cui attingere i dati conoscitivi:
benchmarking interno, intersettoriale, competitivo;
in relazione alle finalità del benchmarking:
ristrutturazione, riprogettazione dei processi, miglioramento qualitativo (mentre i primi due scopi richiedono un cambiamento radicale, il terzo si limita ad un cambiamento incrementale)


Beni immobili
L’art. 812 del codice civile, approvato con R.D. n° 262 del 16.03.1942 recita testualmente:
Sono beni immobili il suolo, le sorgenti e i corsi d'acqua, gli alberi, gli edifici e le altre costruzioni, anche se unite al suolo a scopo transitorio, e in genere tutto ciò che naturalmente o artificialmente è incorporato al suolo.
Sono reputati immobili i mulini, i bagni e gli altri edifici galleggianti quando sono saldamente assicurati alla riva o all'alveo e sono destinati ad esserlo in modo permanente per la loro utilizzazione.
Sono mobili tutti gli altri beni .
Il bene immobile, nonostante la bolla speculativa del 2008 avvenuta negli Stati Uniti, rappresenta ancora oggi, specialmente in Italia, un bene rifugio.

Beni mobili
Sono tutti i beni che non sono incorporati al suolo. Tra i beni mobili sono ricompresi anche le energie naturali che hanno valore economico (energia elettrica, radioelettrica, termica e cinetica).

Bookrunner
Nel settore dell’investment banking, un bookrunner è il principale sottoscrittore o lead-manager/arranger/coordinator in equity, debito, o titoli di emissioni. Di solito il bookrunner consorzio è la fusione di una banca con altre banche per effettuare insieme investimenti al fine di ridurre il rischio. Il bookrunner è elencato per primo tra tutti i sottoscrittori che partecipano al rilascio.
Quando più di un bookrunner gestisce un rilascio di sicurezza, le parti sono indicati come "joint bookrunners".


Bottom up
È una strategia che enfatizza lo studio delle singole società nella convinzione che una conoscenza approfondita a questo livello generi un vantaggio competitivo che si traduce nella creazione di valore per i portafogli. Questa attività è svolta dal team di analisti fondamentali, suddivisi per settori.





BPR (Business Process Reengineering – Ridisegno dei processi)
È un’attività di modificazione radicale di uno o più processi aziendali che muta le condizioni di produzione di un prodotto/servizio in maniera percepibile dal cliente (A. Biffi-N. Pecchiari).
Le caratteristiche essenziali del BPR sono le seguenti:
• il grado di cambiamento è radicale (alla ricerca di breakthroughs)
• l’ambito di applicazione riguarda pochi processi prioritari (sono rari i casi di BPR globale)
• i tempi di intervento sono normalmente brevi, a titolo indicativo da 6 a 18 mesi circa
• le risorse umane coinvolte sono rappresentate da un team ristretto, normalmente composto da persone operanti ai livelli più elevati della struttura organizzativa
• le tipologie di intervento prevedono strumenti snelli (analisi, rappresentazione, misurazione, etc.) allo scopo di individuare spazi di miglioramento rilevanti (breakthroughs)
Se si desidera impostare per la prima volta il BPR (ridisegno dei processi) è evidente che occorre utilizzare criteri (o modelli) di priorità allo scopo di selezionare quei processi il cui ridisegno può provocare miglioramenti significativi dell’organizzazione.
Per la realizzazione del BPR occorre monitorare di continuo le prestazioni di processo (performance).
Nel caso del BPR parziale occorre monitorare la performance dei processi critici o prioritari allo scopo di individuare quelle situazioni in cui un processo presenta un gap rilevante sia in assoluto sia sul piano comparativo. Questo gap rappresenta il divario osservato tra le misure di prestazione ottenute e quelle ritenute ideali per realizzare una radicale ottimizzazione del processo critico/prioritario che si vuole riprogettare.
Il monitoraggio dei processi critici o prioritari è pertanto un momento centrale sia nella definizione dei primi interventi di ridisegno dei processi aziendali sia ai fini della costruzione di un sistema di reporting per la valutazione delle performance di processo.
Il primo problema che si presenta nella fase di avvio di un intervento BPR riguarda la mobilitazione delle energie e delle risorse personali nel progetto di cambiamento, le cui fasi realizzative sono: la semplificazione, la standardizzazione e l’integrazione.
La prima fase consiste nel rendere visibile e decifrabile la complessità. La seconda fase consiste nel raggiungere la completa uniformità, sul piano progettuale e realizzativo, del processo (onde stabilizzare attraverso la standardizzazione tutte le componenti progettuali e costruttive che ricorrono nel processo).
Mentre la semplificazione e la standardizzazione sono due tradizionali elementi di ingegneria dei processi, l’integrazione organizzativa aggiunge al grado di specializzazione (differenziazione) il grado di integrazione (coordinamento implicante coesione, interdipendenza e condivisione). L’intensità operativa è espressa dal tempo di svolgimento delle attività e dal tempo di coordinamento di tali attività.
Più in breve trattasi di un processo che si propone di modificare un'azienda in modo radicale attraverso il coinvolgimento delle risorse personali nell'attività di cambiamento, maggiore flessibilità e diminuzione dei livelli gerarchici.
Il fine è raggiungere miglioramenti significativi nell'organizzazione.
Il BPR ha conosciuto un tasso di insuccesso dell'ordine del 50% negli Stati Uniti ed ancora maggiore in Europa.
Si è mostrato, in definitiva, non appropriato al miglioramento duraturo del processo di gestione, poiché rifiuta, per definizione, i miglioramenti incrementali.
Se non ha raggiunto i suoi obiettivi - reinventare l'impresa - è stato, tuttavia, per un buon numero di società, all'origine di una grande avanzata: far capire alle direzioni generali che, per sbloccare ed aprire l'impresa, occorreva, innanzi tutto, sbloccare il sistema informativo.

Brain Drain
È la fuga di cervelli (o supposti tali) dalle società Old Economy verso la New Economy.
È, in sostanza, la migrazione altamente qualificata.

Brain writing
È la versione grafica su carta del brainstorming.
L’obiettivo, di solito è di inventare nuovi prodotti, ma la tecnica si è dimostrata valida ed efficace per escogitare idee nel campo promozionale e pubblicitario . Gli strumenti sono carta e penna. Il conduttore – animatore scrive su dei fogli, quanti sono i partecipanti del gruppo, la frase-stimolo e ciascuno ha un minuto per scrivere sotto stimolo la prima idea che gli viene in mente, per poi passare al compagno di destra il proprio foglio.
Questi leggerà l’idea soprascritta e ne aggiungerà un’altra con le rappresentazioni della propria fantasia e così via fino all’ultimo partecipante.
Alla fine del giro ciascuno avrà un foglio con parecchie idee formulate per iscritto.
Dall’esame dell’insieme di esse si cercherà di sintetizzare un’unica e nuova idea vincente.


Brain-Trust
Letteralmente “Trust dei cervelli” o “concentrazione dei cervelli”.
Tale espressione è usata per indicare la riunione di un gruppo di esperti in determinati campi per discutere su un problema da risolvere.
È una forma più sofisticata e quindi anche più potente di brainstorming.
I soggetti partecipanti sono accuratamente selezionati in modo da formare una vera e propria squadra di cervelli altamente creativi, affiatata e abituata a lavorare sempre assieme.


Brainstorming (tempesta o battaglia dei cervelli)
È una tecnica creativa molto usata nel problem-solving aziendale.
Necessita di un gruppo di soggetti condotto da un animatore specializzato.
È stato concepito dal pubblicitario americano A. Osborn e da esso sono derivate tutte le altre tecniche creative.
Si fonda sul principio del differimento del giudizio; prima si producono idee in totale libertà riferite al problema considerato; poi si passano al vaglio tali idee, analizzandone la concreta fattibilità.
Le quattro regole (canoni) cui devono uniformarsi i partecipanti a un brainstorming sono le seguenti: non criticare se stessi, non criticare gli altri, sviluppare una quantità di idee che è preferita rispetto alla loro qualità e compiutezza, migliorare le idee altrui (bandendo conflitti, rivalità, invidie).
Si realizza nel B. una società perfettamente democratica e sotto questo profilo è un esempio di sistema creativo genetico. Le idee sono prodotte a ruota libera, da piccoli gruppi preconfigurati, in gran numero, cui segue una sintesi (razionalizzazione delle idee fattibili).


Break even point – Punto di rottura
In economia aziendale identifica il momento in cui i ricavi di una società od un progetto pareggiano i costi totali.
In area commerciale evidenzia il minimo ammontare di vendite che bisognerebbe realizzare per non avere né perdite né utili.


BUDGET
Il budget o bilancio di previsione è uno strumento contabile che qualsiasi impresa, pubblica o privata che sia, è tenuta a elaborare.
Tale elaborazione permette l’individuazione delle previsioni relative ad un determinato esercizio finanziario o anche ad un singolo lavoro/progetto dando come obiettivo il conseguimento di un determinato risultato.
Il budget viene normalmente riferito ad un lavoro/progetto o ad un esercizio finanziario successivo a quello della sua estensione.
A prescindere dal tipo di impresa cui si riferisce, si compone di due cardini fondamentali:

  • il "budget operativo", quando si intende programmare un conto economico preventivo;
  • il "budget finanziario", quando si intende prendere in esame i flussi finanziari conseguenti alle previsioni economiche fatte, più gli investimenti e la cassa.

In fase di programmazione di un lavoro/progetto il budget rappresenta il capitale disponibile come previsione di spesa per l'intera realizzazione del lavoro/progetto (costi per manodopera, progettazione, materiali, eccetera).
La sua articolazione prevede la presenza di quattro piani che sono redatti a livello dell'impresa nel suo complesso:

  • piano degli investimenti (punto di partenza del budget in quanto non richiede ulteriori informazioni in input);
  • piano economico: ricavi, costi, margini, utile;
  • piano patrimoniale: attivo immobilizzato, attivo circolante, capitale permanente, passivo corrente;
  • piano finanziario: fonti-impieghi, o fabbisogni-coperture, suddivise in breve e lungo termine.


BUDGET ECONOMICO
Questo strumento è individuato all’interno dei singoli centri di responsabilità ed evidenzia:

  1. Gli obiettivi economico - finanziari da realizzare nel prossimo esercizio
  2. Le risorse da impiegare per conseguire i risultati previsti.

La sua elaborazione copre, di solito, un esercizio finanziario ma, se opportuno, può essere suddiviso per periodi più brevi (mesi o trimestri).
È particolarmente utile per dare, ai singoli responsabili di area, precise indicazioni programmatiche e di successivo controllo in vista del raggiungimento degli obiettivi previsti.
In un’impresa il budget economico ricopre un ruolo molto importante stante la sua peculiarità di obbligare le varie aree aziendali di attività a riflettere sui propri sistemi di gestione con il costante controllo della propria operatività fornendo tutti i criteri di valutazione dei singoli risultati raggiunti rispetto a quelli preventivati.




Budget finanziario
Il Budget Finanziario è uno strumento con un orizzonte temporale solitamente di un anno ed una proiezione su base mensile di flussi finanziari, che consente di osservare l’andamento del cash flow aziendale e di analizzare i fattori che ne influenzano la dinamica.
La struttura risulta particolarmente adatta per l’osservazione dell’evoluzione dei fenomeni finanziari all’interno delle principali aree di gestione aziendale:
• gestione corrente;
• gestione degli investimenti;
• gestione finanziaria;
• gestione straordinaria;
• gestione fiscale.
L’input per la costruzione dello strumento in oggetto è rappresentato dal Budget Economico. I dati finanziari, infatti, sono ricavati dalla rielaborazione dei dati economici di Budget mediante l’utilizzo di un insieme di parametri che esprimono le caratteristiche rilevanti del ciclo monetario dei diversi processi aziendali, quali Investing, Funding, Acquisti, ecc..
Occorre, tuttavia, ricordare che il Budget Finanziario non può essere ridotto a mera traduzione delle voci economiche in flussi finanziari, in quanto non risponde ad una logica economica di raggruppamento per natura, bensì a quella prettamente finanziaria che ha come driver la manifestazione in termini di cash flow.
E’ importante, inoltre, tener presente che, pur non essendoci dei collegamenti diretti tra Piano Finanziario e Budget Finanziario, un collegamento indiretto tra i due strumenti viene comunque garantito dalla coerenza con cui Piano Economico (fonte del Piano Finanziario) e Budget Economico (fonte del Budget Finanziario) devono presentare i propri risultati sull’orizzonte comune di previsione: il primo anno.
Il Budget Finanziario si propone come strumento a valenza sia strategica che operativa.
Tale strumento, infatti, in maniera analoga a quanto evidenziato per il Piano Finanziario, può consentire al management di condurre una serie di scenario analysis e stress testing per valutare gli effetti finanziari di opzioni strategiche alternative.
È auspicabile, per un corretto ed efficiente utilizzo del Budget Finanziario a tale scopo, la dotazione di un tool parametrizzato, in grado di considerare le diverse ipotesi proposte.
Una volta approvato, il Budget si trasforma in uno strumento operativo, come supporto informativo funzionale alle esigenze decisionali della Direzione Finanza e della Tesoreria.

Budgetary control
Tecnica del controllo budgetario che consente di mettere a confronto dati previsionali con dati consuntivi, rilevandone le differenze (denominate scarti), individuare le cause (analisi degli scostamenti), per definire delle azioni in grado di modificare i gap (scostamenti o le deviazioni).
Il budgetary control valuta tutti i tipi di budget: quelli fondati sulle grandezze economiche del tipo costi/ricavi (budget economici), sulle grandezze finanziarie (riscossioni e pagamenti), o sulle grandezze patrimoniali (attività e passività del patrimonio aziendale).
Per ogni tipologia rileva i possibili scostamenti tra dati previsti e dati di finali.


Buy-back
Traduzione "tornare ad acquistare".
Il termine indica il riacquisto, da parte di una società che dispone d’azioni quotate in borsa, di un pacchetto di minoranza in mano di un investitore che ha accumulato tali azioni acquistandole sui mercati borsistici, od anche ricorrendo a private negoziazioni.
Il prezzo di riacquisto della partecipazione di minoranza è superiore al prezzo di mercato delle singole azioni, e la differenza si chiama "premio di riacquisizione".
L’operazione di buy-back è effettuata, dalla direzione aziendale (top management), nel caso in cui si teme che il detentore del pacchetto possa chiedere un seggio nel Consiglio di Amministrazione o altro. In breve si vuole eliminare una quota di minoranza pagando per il pacchetto azionario un prezzo superiore a quello valutato dal mercato borsistico.



 
AREA RISERVATA




 
EVENTI
Agosto 2018
L M M G V S D
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31    
             
   «« Oggi »»   

Scopri tutti gli eventi sulle date in evidenza del nostro calendario.
 
DOVE SIAMO

Le nostre sedi

ITALIA - Bari
TUNISIA - Tunisi

 

Mostra le mappe »

Mi-eS s.r.l. Via Paolo Lembo 27 - 70124 BARI - ITALY - Tel./Fax. +39.080.467.69.53